Ma in una notte trista si parlò di tradimento,
e il Piave udiva l’ira e lo sgomento…
Ahi, quanta gente ha vista
Venir giù, lasciare il tetto,
per l’onta consumata a Caporetto!
“Poche cose come il comportamento in guerra contribuisce a formare l’immagine di un paese non solo agli occhi degli altri, ma anche ai suoi propri”
(Ernesto Galli della Loggia)
Caporetto è una sconfitta così memorabile che il nome stesso di quel paesino è diventato sinonimo di disfatta, e di disfatta vergognosa
La catastrofe fu colossale: 40.000 morti e feriti, 260.000 prigionieri, molti dei quali moriranno di fame, di tifo e di Grippe nei lager, i 350.000 sbandati, il mezzo milione di profughi dal Friuli e dal Veneto invasi.
Gli studi degli ultimi anni hanno fatto giustizia della leggenda: che, cioè, il nemico aveva sfondato perché i soldati non si battevano
E’ dimostrato che le truppe in prima linea combatterono dappertutto, e quasi sempre bene. Il vero tradimento è semmai nel tentativo di scaricare sui soldati la responsabilità del disastro.
Desideriamo pertanto onorare i sodati che combatterono senza fortuna, ma non senza onore, e le genti che dignitosamente ne patirono le conseguenze, per poi risorgere nella vittoria finale !
Indietreggiò il nemico
Fino a Trieste, fino a Trento,
e la Vittoria sciolse le ali del vento!
Fu sacro il patto antico:
tra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro, Battisti…
L’onta cruenta e il secolare errore
Infranse, alfin, l’italico valore.
Sicure l’alpi… Libere le sponde…
E tacque il Piave: si placaron le onde…
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò
né oppressi, né stranieri.